Sai qual è l'origine del piano?

Il pianoforte è considerato uno degli strumenti più classici del mondo occidentale, originario del 18 ° secolo, di solito è composto da pezzi di legno ricoperti da un materiale morbido (solitamente sentito), attivati ​​attraverso la tastiera con tasti che toccano le corde infilate, fissate. la struttura corporea del piano. Il suono è prodotto dalla vibrazione di queste corde, creando le note musicali mentre le ascoltiamo.

Quando pensiamo al periodo rinascimentale italiano, vengono in mente diversi nomi (come Da Vinci, Galileo e Medici), ma pochi hanno sentito parlare di Bartolomeo Cristofori, l'uomo che ha inventato il piano come lo conosciamo oggi - inizialmente chiamato pianoforte. Bartolomeo nacque nel 1655 e fece da molti anni i clavicembali, strumenti molto simili ai pianoforti.

L'evoluzione del garofano

Dopo aver perfezionato la sua produzione di clavicembalo, Bartolomeo iniziò a sperimentare alcuni adattamenti nello strumento precursore e voleva creare una sorta di evoluzione per il clavicembalo. Il piano e il clavicembalo differiscono essenzialmente nel modo in cui producono il suono. Nel clavicembalo originale, possiamo dire che le corde musicali sono pizzicate da becchi piumati.

Già al piano, sono suonati da martelli che si allontanano subito dopo averli suonati, il che li fa vibrare liberamente. Anche molti all'epoca si riferivano allo strumento come "clavicembalo con martello". Un altro punto interessante è che il piano è in grado di emettere suoni morbidi o forti in base all'intensità applicata dal musicista - il clavicembalo non è in grado di eseguire tale azione.

Anche "piano" significa, in italiano, "dolcemente". Pertanto è considerato più versatile del comedone. Sebbene Bartolomeo abbia creato lo strumento musicale, era considerato abbastanza precario nei suoi primi tempi. Nel corso dei decenni, il pianoforte è stato perfezionato ed è diventato gradualmente più classico e comune in Occidente, soddisfacendo le nuove esigenze del classicismo moderno da suonare nei grandi teatri.

Nel 1783, l'inglese John Brodwood aggiunse il pedale mute e il pedale destro. Nel 1821, il francese Sébastien Erhard creò il meccanismo che consente il ripetuto tocco degli stessi tasti, piccoli cambiamenti che fanno la differenza. Anche la forma dei pianoforti cambiò molto, poiché influenzarono il suono prodotto dallo strumento (come il pianoforte verticale e il pianoforte a coda). Oggi abbiamo anche il piano digitale, versione modernizzata dello strumento.

Quasi tutti i pianoforti moderni hanno 88 tasti, mentre quelli vecchi ne hanno 84. I tasti bianchi rappresentano le note naturali (C, D, M, F, Sole, là e si), mentre i tasti neri rappresentano incidenti, come quelli acuti e acuti. appartamenti. Come non possiamo non mettere qui nel testo, qui sotto puoi vedere una bella presentazione del classico "Für Elise", di Ludwig van Beethoven:

* Pubblicato il 30/01/2015

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